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Martedì, 22 Ott 2024
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Caballero 50 Regolarità Super 6M TX 191 (1977)

Modello da regolarità con motore due tempi raffreddato ad aria…

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Trial 50 Serie 7 FM 376 (1990)

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Cross Competition FM 280.01 80cc

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Caballero 50 Regolarità Casa TX 190 (1980)

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GranTurismo 50 TX 200

Modello GT con motore due tempi di 49,6 cc

GranTurismo 50 TX 200 GranTurismo 50 TX 200

Caballero 50 Competition 6M TX 9.5 (1971)

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Caballero 50 Competition 6M TX 9.5  (1971) Caballero 50 Competition 6M TX 9.5  (1971)

Caballero 50 Regolarità 6M TX 96 (1973)

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Caballero 50 Regolarità 6M TX 96 (1973) Caballero 50 Regolarità 6M TX 96 (1973)

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Trial 200 FM 350  (1980) Trial 200 FM 350  (1980)

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K-ROO FM 455 1991 K-ROO FM 455 1991

Caballero 50 TX 9 (1970)

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Caballero 50 TX 9  (1970) Caballero 50 TX 9  (1970)

Ruggero Carbonera: una passione per le moto

la mia storia a due ruote

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La mia passione per le moto, e specialmente per quelle di Barzago viene da lontano. La prima due ruote a motore è stata una Bianchi Falco a 3 marce, che ho iniziato ad usare un pò di nascosto ancora prima di quando era permesso come età. Sono state le prime esperienze di meccanica, smontavo testa, cilindro, pulivo bene lo scarico, il carburatore, sistemavo e regolavo i freni. Iniziai ad andare in campagna, e soprattutto "alla cava", dove quelli che avevano già la fortuna di avere una moto da fuoristrada, si divertivano a fare salti, discesoni e salite piuttosto ripide. Il bello però e che riuscivo a farle anch'io con il mio "piccolo Bianchino".

3334Il mio primo Caballero arrivò nel 1973, era il Regolarità 6 marce. Inutile dire che ne feci di tutti i colori con quella moto. Due giorni dopo averla comperata, montai il "Kit Export" allora fornito in una busta sigillata attaccata al tubo del telaio che sostiene il parafango posteriore, carburatore da 19 con pipetta adeguata, pignone da 14. Si doveva togliere un diaframma sul collettore di scarico, e la moto "volava". Sono i ricordi di quando avevo 16 anni, ero già alla seconda superiore, e parecchi miei amici il "cinquantino vero" lo avevano già dai fatidici 14 anni. Ma furono comunque belle soddisfazioni, come ad esempio il bruciare in accelerazione e velocità massima, non dico le altre "motorette" da fuoristrada, ma il Guazzoni Matta 6 M. da velocità di un mio amico. La faccenda penso la ricorda ancora adesso con sua rabbia e delusione. Passarono sette anni, nel 1980, esattamente il due di agosto, lo ricordo bene perchè è stato l'infausto giorno della strage alla stazione di Bologna, comperai il Trial 200. Questa è stata la moto che ho usato per più tempo e con la quale mi sono divertito tantissimo. Ricordo le numerose escursioni nella montagne della Valle Susa, che conoscevo bene per il trascorso "militare". Più di una volta in cima allo Chaberton a 3141 metri di altezza, sopra le torri del forte; Il percorso non era molto impegnativo per quel tipo di moto, ma era proprio la facilità ad andare in quei sentieri in salita che era disarmante. Quelle zone erano ricche di strade militari di alta quota, una vera goduria per gli appassionati. Una modifica che avevo fatto alla moto era stata lo sostituire la piastra di plastica sotto alla culla del telaio con una relizzata da un battilastra in un robusto allumunio, che la moto ha tuttora. Avevo anche costruito un serbatoio supplementare in vetroresina con inserito al suo interno il fanale originale del mio 200, e applicato al posto del fanale stesso nella sua posizione naturale. Era molto utile per quei lunghi trasferimenti in montagna ed aveva una capacità quasi uguale allo stesso serbatoio della moto. Naturalmente i miei percorsi abituali erano nella zona dove abito,  e quando è stato istituito il Parco del Ticino, e in generale in Piemonte una Legge Regionale che impediva i percorsi fuori strada, è mancato completamente il terreno per noi appassionati, rimasero solamente i campi da cross.

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A quel punto visto la difficoltà evidente, la passione fuoristradistica si limitò a seguire la carriera dei piloti italiani di motocross nella loro avventura nelle gare italiane e nelle trasferte europee del campionato mondiale. Rinaldi, Dolce, Maddii, Barozzi, Andreani, Fanton per citarne alcuni. Per un pò di anni li abbiamo sostenuti e seguiti in molti trasferimenti. La mia voglia di moto guidata è stata dirottata nel settore stradale, ma in maniera singolare.

46 Con un amico nel 1983, e con un'altro nel 1984, ci siamo divertiti a girovagare la prima volta in Italia, la seconda volta in Spagna con un Ciao della Piaggio. Esperienze bellissime che ricorderò per sempre. Per quello che riguarda l'Italia, siamo stati dal Trentino, fino a Roma, uscendo a pescare nall'Adriatico con dei pescatori professionisti, non tralasciando la gara mondiale di Motocross a San Marino. Esperienze anche umane, nel conoscere e dormire in una fabbrica occupata da lavoratori a Bologna. Il viaggio in Spagna vide qualche modifica al Ciao, derivata dalle esperienze dell'anno precedente. Avevo sostituito le ruote a raggi, con delle ruote in lega, montato il variatore, perchè noi che viviamo nella pianura Padana non sappiamo che ci sono anche le salite. Era stato modificato l'impianto elettrico, montando una batteria, che veniva ricaricata interponendo al cavo elettrico di uscita corrente dal motore, un semplice diodo per raddrizzare la corrente da alternata a continua. In sedici giorni abbiamo percorso 4600 chilometri, visitando le principali città della Spagna, come Barcellona, Valencia, Murcia, Alicante, Toledo, Madrid, Burgos e San Sebastian nel golfo di Biscaglia, dove abbiamo potuto vedere quella che era la nostra meta; l'oceano Atlantico. Abbiamo percorso solo strade secondarie a quaranta Chilometri all'ora, dalla Costa Brava, alle Sierre, dai lunghi tratti adiacenti al mare, al passo più alto dei Pirenei, Port d'Envalira con i suoi 2408 metri di altitunine. Vi assicuro che è la maniera più bella per godersi i panorami e per capire dove si è. Avevamo perfino il tavolino con i seggiolini per sedersi, nonchè fornello, pentola, tenda sacco a pelo, insomma tutte le attrezzature del perfetto mototurista, solo che era un semplice Ciao.

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Arriviamo verso la fine degli anni ottanta; acquisto da un mio caro amico e compagno di scorribande in Caballero la sua Moto Guzzi V35 del 1977 (il primo modello). Lui non era troppo per le moto stradali, non si trovava, ha proseguito solo con le fuoristrada. Io invece avevo la sete di viaggiare, e piano piano allargai il mio orizzonte, sia viaggiando da solo, che in compagnia di amici. Il Regno Unito, preferendo la Scozia, L'irlanda, il TT all'isola di Man, avendo ancora l'onore di vedere correre Joe Dunlop che un mese dopo morì in moto. Francia, Repubblica Ceca, molto spesso la Germania, che ho imparato a conoscere frequentando i raduni della Moto Guzzi. Sopratutto la zona della Swarzwald (foresta nera) che frequento ancora ai nostri giorni. La meta più lontana (circa 10000 Chilometri di strada percorsa) che ho raggiunto insieme ad altri due amici è stata la meta per eccellenza; Capo Nord. Sempre con la fidata V35 (350 CC) del 1977 che raggiunse il traguardo dei 100000 Km. quando passammo da Goteborg. Allora aveva ventuno anni, ora ha passato i 150000 km e di anni ne ha trentasei.

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14Sempre verso la fine degli anni ottanta, mi capitò l'occasione di acquistare due MV Agusta 350 Sport, una del 1971 a puntine e spinterogeno, e una del 1973 con l'accensione elettronica. Per me iniziò l'era dei restauri, anche se divagando un pò dal mondo Fantic. Restaurai completamente anche un'altra Moto Guzzi V35 "un pò speciale", più pompata di una normale, verniciata dallo specialista di Mandello Stucchi e tutta bella cromata a nuovo. Questa ha sostituito solo parzialmente l'altra che comunque uso ancora adesso. Dopo le sportive, tornai al mio vecchio amore, le moto da Regolarità. Conobbi nel 1990 la famiglia Bosisio di Barzago, proprio vicino alla fabbrica Fantic, (che funzionava ancora a un buon ritmo anche se quasi esclusivamente nel settore Trial), che divennero i miei fornitori "ufficiali". Cominciai a rimettere nelle condizioni originali il mio vecchio tX 96, perchè come tutti quanti i ragazzi di allora, non si riusciva a tenere le moto normali, così anch'io mi ero adeguato con espansione bassa, ammortizzatori inclinati, l'archetto del telaio posteriore tagliato. Avevo montato i parafanghi da cross, elaborato il cilindro e utilizzato un Dell'Orto da 26. Con l'occhio di oggi posso affermare che era tempo perso, tenerlo originale con il carburatore da 19 e la sua marmitta a sogliola era la cosa migliore, perchè quel poco che poteva guadagnare agli alti regimi, lo perdeva tutto ai bassi. In ogni caso è esperienza per tutti, se non altro il frastuono fatto dall'espansione senza silenziatore per noi era una musica. Dopo di questo riuscii a mettere insieme anche il modello seguente del Caballero, sempre con la marmitta a sogliola, ma con i parafanghi di plastica bianca e il serbatoio con la targhettina con scritto Caballero, invece dell'adesivo sagomato con il tricolore italiano. Vicino a casa mia, a Galliate per la precisione, comperai tutte le altre moto di Barzago che ho "sistemato". Il moto club Galliate era famoso nell'ambiente della Regolarità, ci sono stati dei piloti molto forti, e le moto che presi erano tutte moto che hanno corso nelle gare. La prima è stata il MIk 26 TX 160, poi L'Enduro 80 Competition, nonchè il modello precedente,il 75, per intendersi quello con il basamento piccolo. Al mercatino di Novegro nei prima anni novanta mi imbattei in un Caballero Cross Strada 100 nuovo del 1971, di cui però avevano perso il certificato di origine. Solo lo scorso anno (2012), sono riusito ad immatricolarlo. Da un meccanico nella mia zona avevo trovato un Regolarità Casa del 1977 nuovo fiammante, anche se di venti anni prima. Da Bosisio ho acquistato sempre in quegli anni un Caballero 125 Cross anch'esso nuovo. Ancora a Galliate ero riuscito a scovare e restaurare una SWM Silver Vase ES 50, moto fantastica anche se non è una Fantic. Da Roma proviene invece il Chopper 50 del 1972, praticamente nuovo, anche se era parecchio ossidato dal tempo. Cromature e lucidature dell'alluminio hanno fatta tornare la moto come appena uscita dalla catena di montaggio. L'amico Vincenzo Barberà mi ha dato una delle sue mini Bike, per la precisione una TX4 Colt, che ho rimesso in efficienza e riverniciato un paio di anni fa. Sempre recentemente ho assemblato un Regolarità Casa anno 1977, ma con motore, carburatore e marmitta del Mik26. Questa è stata però preparata nel motore "in maniera particolare", ed è un missile. Tutte queste moto sono state smontate e rimontate dal sottoscritto. I motori, a parte quelli delle moto nuove, smontati e rifatti completamente da un amico fidato. Telai riverniciati, plastiche e parafanghi sostituiti, forcelle e ammortizzatori anche loro revisionati completamente. Posso dire di essere soddisfatto di quello che ho fatto.

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Giusto per ultimare il discorso del motociclista e non dell'appassionato Fantic, devo dire che la moto che uso tuttora per i viaggi di lunga distanza è una Honda 1100 ST Pan European. Ua macchina mangia chilometri, lo posso dire con cognizione di causa, avendo come scritto, affrontato viaggi con mezzi ben inferiori. Qualche anno fa ho recuperato una bella Kawasaki KZ 400 del 1975 in perfetto stato, aveva circa 4000 chilometri, e nel 2007 una favolosa (almeno per me) Ducati Paul Smart 1000 nuova.

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Chiaramente solo alcune di queste moto sono oggi circolanti, non perchè non funzionano, visto che sono in perfetta efficienza, ma per l'insostenibile impegno economico e burocratico che comporta il mantenimento di una collezione del genere. Personalmente spero sempre che un domani, forse, qualcosa possa cambiare così da poter agevolare il mantenimento e la preservazione di quei mezzi che ormai possono considerarsi storici. Ed ora, per concludere.. tra le varie moto che possiedo, ecco a voi le mie preferite:

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